Aggiornato il: 3 Gennaio 2024
Sarebbe sbagliato credere che l’insistenza sulle statistiche (le analytics o gli insights, a seconda di come le si guardano) sia un capriccio, un passatempo da amanti dei numeri o, peggio ancora, una mera ossessione.
Il mondo digitale vive di numeri: si nutre di essi, e li usa per comunicare.
Esatto: li usa per comunicare.
È per questo che le operazioni dedicate ad analizzare il sito web dovrebbero diventare un appuntamento quotidiano. Vostro, o di chi gestisce le vostre piattaforme digitali.
Perché è attraverso le statistiche che il vostro sito comunica con voi, dicendovi cosa funziona e cosa no.
Per traffico organico intendiamo tutte le visite che arrivano a partire da ricerche su Google (ed eventualmente altri motori di ricerca). Per lavorare su questo tipo di traffico, bisogna concentrarsi sul cosiddetto posizionamento del sito web, cioè il numero e la qualità di parole chiave che abbiamo da dare in pasto a Google, che a sua volta ci fa comparire agli utenti che hanno digitato quelle parole chiave nella sua barra di ricerca.
Questo lavoro si chiama Search Engine Optimization, da qui l’acronimo SEO (e il suo figlioccio SEO Copywriting).
In questa categoria rientrano tutte le visite di chi ha digitato la nostra URL nella barra di ricerca del browser. Queste persone non hanno cercato nient’altro che noi: ci conoscono, ci apprezzano, hanno già avuto modo di avere a che fare con noi.
Le metriche relative al traffico diretto sono molto utili per capire quanti siamo conosciuti e amati (brand awareness/brand reputation).
Questo è un traffico che vale davvero tanto agli occhi di Google! Sapete perché? Perché deriva da tutti i siti che ci menzionano inserendo in una pagina il rimando al nostro sito (URL).
Queste menzioni si chiamano backlink. Più il sito di origine è autorevole, più il nostro backlink ci fa acquisire punteggio (ranking).
Anche questo è moolto interessante, perché ci permette di capire se la nostra strategia social sta contribuendo a portare clienti potenziali nella nostra casa (il sito).
Se vuoi approfondire questa tematica ed imparare seriamente a gestire i social aziendali per trovare nuovi clienti, dai un occhio al nostro Corso Individuale di Social Media Management!
In questo caso stiamo parlando di visite a pagine specifiche o a landing page, che arrivano grazie alle campagne pubblicitarie (a pagamento) su Google.
Il traffico a pagamento ci dà numerose informazioni utili per migliorare la nostra strategia di marketing e, nello specifico, per ottimizzare la scelta delle parole chiave con cui vogliamo comparire e competere in termini di visibilità.
Premessa: per usare Google Analytics dovete prima aver inserito il codice di monitoraggio nel sito (anonimizzato a causa delle restrizioni sulla GDPR).
Quando si parla di un sito web, gran parte dei discorsi relativi alle performance sono riconducibili alla sua visibilità.
Visibilità è semplicemente la risposta di internet alla domanda “come faccio a trovare questo sito web?”
Riducendo i concetti al minimo:
– Avete realizzato un sito web, costituito da testi, immagini e un’esperienza utente.
– Una volta segnalato al motore di ricerca (parliamo di Google, per un chiaro motivo di popolarità, ma non è l’unico) che il vostro sito esiste, i crawler del motore stesso lo scansioneranno e capiranno “di cosa parla”. Questa è l’indicizzazione.
– Successivi passaggi dei crawler, in combinazione con il rapporto degli utenti del vostro sito, faranno sì che ai vostri contenuti venga associato un ranking relativo alle diverse keyword, in modo che il motore di ricerca possa offrire le vostre pagine in risposta a una domanda dell’utente. Questo è il posizionamento.
Togliamo dall’equazione il traffico che arriva al vostro sito dai social network e quello delle campagne a pagamento, e il tutto si “riduce” a questo:
Per essere visibili bisogna realizzare i contenuti migliori possibile, che abbiano come destinatari sia il lettore che il motore di ricerca.
Non prestare attenzione alla visibilità dei contenuti significa vanificare la presenza online del proprio sito, e doversi accontentare dei soli social e delle campagne Google a pagamento per avere traffico.
A questo punto, l’errore nel quale si può incappare è quello di assumere un comportamento passivo nei confronti di Google: “dato che è lui a indicizzare e posizionare il nostro sito, il nostro compito è finito”.
Assolutamente no, anzi! Gli strumenti per fare sempre meglio non solo esistono, ma sono nelle vostre mani e spesso sono pure gratuiti.
Questi strumenti vi permettono di eseguire le tre operazioni chiave per lo sviluppo di un sito (o di un blog) di successo:
– Produrre contenuti sempre migliori
– Capire le problematiche che penalizzano il vostro sito
– Porre rimedio alle suddette problematiche, ottimizzando i contenuti per la SEO e potenziando gli elementi tecnici del sito
Come avrete intuito, al centro del lavoro sulla visibilità c’è un cuore numerico: le statistiche del vostro sito. Perché sono le statistiche che ci danno parametri chiari e interpretabili della performance del sito stesso.
Vedremo a breve quali sono le fondamentali.
Un’ultima prova a favore dei numeri.
Se avete già creato almeno una strategia di marketing, sapete che uno dei passaggi chiave è la definizione degli obiettivi. E perché siano plausibili (e raggiungibili), questi obiettivi devono essere quantificabili.
A dircelo è il metodo SMART per la definizione degli obiettivi. La misurabilità – la “M” dell’acronimo – suggerisce che gli obiettivi, qualunque essi siano, devono essere rappresentati da valori numerici, il che permette di misurare quanto si è lontani dal raggiungerli.
I parametri dei quali tenere conto per valutare la performance del sito web sono
La velocità di caricamento del sito è uno dei parametri che determinano il posizionamento.
Mettetevi nei panni dell’utente. Avete appena chiesto delle informazioni a Google. Uno dei risultati promette di rispondere alla vostra domanda, e il suo titolo è accattivante. Ci cliccate sopra. Passano tre secondi, e il display del telefono è ancora bianco. Ne passano altri tre, poi ancora tre. Finora è apparso solamente un box grafico senza testo all’interno, e la pagina sembra bloccata.
“La tua chance l’hai avuta”, pensate. Premete sul display, tornate alla pagina dei risultati, e cliccate sul risultato successivo.
Quel sito ha così perso traffico.
Per valutare la velocità di caricamento e risposta del vostro sito, potete usare GTMetrix, che restituisce una valutazione molto completa. In alternativa, potete ricorrere alla suite di applicazioni Google per il posizionamento e la SEO:
– Google Search Console permette di avere una prima valutazione della quantità di pagine del sito che hanno problemi di caricamento (è la voce Segnali web essenziali)
– PageSpeed Insights fornisce invece un’analisi dettagliata della velocità di una singola pagina, con una ripartizione dei ritardi accumulati dal caricamento.
Attenzione! PageSpeed Insights fa parte dei Developers Tools di Google, l’apparato di strumenti pensati per gli sviluppatori. La risposta che restituisce andrebbe girata al proprio sviluppatore. Inoltre, il software fornisce un doppio risultato: desktop e mobile.
Nel primo quadrimestre 2020, poco meno del 52% del traffico web complessivo si è mosso su smartphone (dati Statista.com). Google questo “lo sa”, ed ha infatti inserito il responsive tra i segnali di ranking più forti.
Responsive significa che il vostro sito deve essere facilmente fruibile anche dai dispositivi mobili. Ci viene ancora in aiuto Google Search Console, alla voce Usabilità sui dispositivi mobili.
Valutare il posizionamento SEO del proprio sito è, a tutti gli effetti, un lavoro.
O meglio: intraprendere le azioni per migliorare il posizionamento, lo è.
L’analista SEO si preoccupa di valutare le statistiche di accesso al sito, il posizionamento per le singole keyword, i fattori che definiscono il rapporto del pubblico con il sito: l’utente naviga molto? Esce dopo poche decine di secondi perché non trova l’informazione che cercava? Non clicca sul risultato e, quindi, non entra nel sito?
Potete fondamentalmente seguire due strade:
– Utilizzare uno dei numerosi programmi per l’analisi SEO, come SEMRush o SEOZoom, o eventualmente Ubersuggest. Si tratta di applicazioni piuttosto complesse e articolate, che permettono analisi nel tempo molto raffinate. Unico vero punto a loro sfavore: hanno canoni mensili molto costosi, per cui si tratta di investimenti da fare solo nel momento in cui si è certi di voler spingere sulla SEO del proprio sito.
– Ricorrere a Google Analytics. Questa app è a tutti gli effetti il massimo, non solo per la gamma di dati che può mostrare, ma soprattutto perché i dati provengono direttamente da Google (i programmi nominati al punto precedente invece costruiscono banche dati meno precise)
Imparare a utilizzare – o meglio, a interpretare – Google Analytics è un passo fondamentale se si vuole migliorare il posizionamento di un sito internet: più che una stima del traffico al sito web, si può ottenere una vera e propria fotografia del proprio pubblico. E del suo comportamento.
Si tratta di utilizzare delle app che scansionano l’intero sito, e restituiscono elenchi completi dei fattori che possono danneggiare il posizionamento SEO di ogni singolo contenuto.
Anche qui, si tratta di software a pagamento (le versioni gratuite sono molto limitate nel numero di contenuti che possono analizzare): Screaming Frog e Majestic sono due esempi.
I backlink (i collegamenti che da altri siti puntano al nostro) sono considerati da Google tra i più potenti segnali di ranking.
L’analisi è semplice e complessa allo stesso tempo, perché i backlink possono avere valore diverso.
Soluzione? Utilizzare i software dedicati all’analisi dei backlink. Anche qui, si tratta di programmi a pagamento. Il già nominato Majestic è uno di questi.
L’analisi del sito web vi permette di costruire un’infrastruttura tecnica e contenutistica adeguata al compito che vi aspetta: avviare nel migliore dei modi le diverse attività di comunicazione il cui obiettivo è quello di aumentare la visibilità della vostra presenza online (come lo sviluppo del piano editoriale social, o delle campagne promozionali sulle piattaforme social).
Leggere e interpretare le statistiche del proprio sito web significa conoscere non solo il sito stesso, ma anche il proprio pubblico. Ci apre le porte all’individuazione e risoluzione dei problemi, e all’ottimizzazione dei contenuti.
Difficile? Forse all’inizio, quando dovete fare indigestione di numeri. Per semplificarvi la vita, date un occhio ai nostri corsi di digital marketing!
Per i lettori del nostro blog mettiamo a disposizione una consulenza gratuita. Potete richiederla in qualsiasi momento da questa pagina!
Crawler: software dei motori di ricerca che si occupano di scansionare l’intero web per tracciare una mappa dei contenuti, definendone gli argomenti trattati e i collegamenti.
Ranking: letteralmente “posto in classifica”. Si tratta delle posizione nella quale il motore di ricerca restituisce un contenuto, per una data parola chiave.
Search Engine Optimization (SEO): l’insieme delle tecniche per ottimizzare i contenuti di una pagina/sito web in modo che i motori di ricerca abbiamo le giuste informazioni per individuarla, indicizzarla, e restituirla in risposta a una richiesta dell’utente.
Metodo SMART: sistema per la definizione degli obiettivi basato su 5 proprietà degli stessi. Un obiettivo deve essere Specifico, Misurabile, Raggiungibile (Achievable), Realistico, Basato su un tempo (Time-based).
Pubblicato il: 27 Luglio 2020
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