Aggiornato il: 30 Aprile 2024
Pubblicato il: 22 Novembre 2019
L’età dell’innocenza è passata da un po’.
I social (Facebook, Instagram, LinkedIn e via dicendo) non sono più un mero strumento per passare il tempo – sempre che lo siano mai stati.
Al di là della famigerata (e innegabile) superficie di gattini e selfie, le aziende devono avere un unico grande obiettivo: la creazione di contenuti social che trasmettano il loro messaggio.
Perché questo avvenga, dobbiamo scrivere e condividere dei post efficaci.
Ma attenzione, l’efficacia non si ottiene sempre allo stesso modo su tutti i canali.
Il successo di un post – o di un tweet o di un pin – dipende letteralmente da mille fattori.
Dall’orario di pubblicazione alle emoji che usate, dalla posizione del concetto chiave al numero di hashtag che inserite: ogni elemento va calcolato, soppesato, valutato.
Piccola nota prima di continuare: il piano editoriale è il primo passo per avere una presenza social efficace (e utile al brand). Se non sapete da dove cominciare, leggete il nostro articolo sulla realizzazione di un piano editoriale.
Il post perfetto non esiste.
Così come non esiste una ricetta per costruire un post sicuramente efficace.
Ci si può avvicinare, però.
Esistono due modi per misurare l’efficacia di un post o di un contenuto social.
Uno è strettamente analitico, e si fa a post pubblicato.
Scegliete delle metriche di misurazione (KPI) in base all’obiettivo della vostra presenza sulla piattaforma social (visibilità aziendale, visite al sito web, notorietà, opportunità createsi ecc) , e analizzatele. Il loro andamento, post dopo post, vi darà indicazioni più o meno chiare su quello che funziona e su quello che invece richiede una messa a punto.
Se invece state ancora preparando i vostri contenuti, è il momento giusto perché vi poniate delle domande.
Se un post è efficace è condivisibile. Questa è una delle regole non scritte dei social, nonché l’ambizione di chiunque pubblichi contenuti online.
Tutti infatti aspiriamo alla viralità dei nostri messaggi.
Un post è massimamente efficace quando chi se lo vede scorrere in bacheca non solo “ferma il pollice”, ma ha l’impulso a condividerlo. Perché questo accada, il post deve
Il punto chiave – ma anche quello più difficile da soddisfare – è il terzo.
Anche qui, i parametri da considerare sono molti. Ma un buon punto di partenza è quello di non fingere.
Potete leggere un’infinità di articoli online sul tono perfetto da assumere quando scrivete i vostri post: tutti diranno cose giuste e sensate. Ma quello che davvero dovete considerare è che il vostro contenuto dovrà risultare quanto più naturale possibile.
Se c’è empatia, questa deve essere reale.
Se ci sono riferimenti ai valori della nicchia di pubblico, questi devono essere condivisi.
Se si toccano i pain point della reader persona, questo non dovrà suonare come uno specchietto per le allodole.
Insomma, quello che vi chiediamo è di fare l’ennesimo esercizio di immedesimazione. Non sarà né il primo né l’ultimo.
Ovviamente immaginiamo che abbiate abbiate già definito le vostre reader personas.
Se sì, allora saprete già come scrivere per loro.
Diventa a questo punto fondamentale stabilire l’obiettivo del post: che emozione/reazione/azione volete provocare?
Volete mostrare empatia? Volete divertire e promuovere la condivisione del post? Volete aumentare l’engagement della pagina con un post polemico?
Nulla (o quasi) vi è vietato: l’importante è che l’abbiate pianificato.
Altrimenti, rischiate di dover fronteggiare una crisi.
(qui ci sarà link all’articolo sulla gestione delle crisi)
Alla base della vostra attività social dovrà sempre e comunque esserci un rispetto consapevole della piattaforma che avete scelto.
Come abbiamo visto, alla base di ogni social network c’è un algoritmo che nello stesso tempo vi dice come e cosa pubblicare, e quanto successo potrà avere il vostro contenuto.
Rispondere anche alle aspettative dell’algoritmo è di vitale importanza.
Vediamo come farlo sui due più diffusi social network: Facebook e Instagram.
Non possiamo dire che non c’è “niente di più sbagliato”, perché è innegabile che una parte dell’utenza attiva di Facebook si sia già trasferita verso altri lidi, e che la popolazione del social di Zuckerberg stia invecchiando.
E la reach – perlomeno quella organica – dei post su Facebook è sprofondata ai minimi storici, chissà perché.
Eppure il social di Menlo Park resta un formidabile strumento pubblicitario, le cui possibilità di targetizzazione del pubblico restano ancora insuperate.
Nonostante ci sia la tendenza a pubblicare su Facebook come fosse un obbligo – una specie di minimo sindacale della presenza aziendale nel web – vale ancora la pena di creare contenuti di valore (per chi legge, naturalmente).
Uniti a un Facebook pixel ben configurato, i vantaggi sono enormi.
Detto questo, il principale indicatore che Facebook vi dà per valutare l’efficacia di un post è proprio l’engagement, cioè la quantità interazioni (like, clic sul post, secondi di video visti, commenti…) che questo riceve.
Per costruire un post perfetto su Facebook potete seguire queste semplici indicazioni:
A questo punto apriamo una parentesi. Il modo migliore per evitare la dispersione dei contenuti nel marasma digitale delle bacheche Facebook, è la conoscenza del pubblico. Avendo infatti ben chiaro quali contenuti vengono cercati, quali generano engagement, e in generale il comportamento online delle persone che vogliamo raggiungere, sarà possibile a tutti gli effetti modellare i contenuti sulle loro esigenze e interessi, per far sì che arrivino a destinazione.
Instagram rappresenta il social “visuale” per eccellenza. Tanto che esistono chiare indicazioni sulla coerenza da tenere nel feed, sull’uso dei filtri giusti, su composizione e scelta delle tematiche da catturare.
E per le caption, cioè i testi che accompagnano la parte visual?
In genere, le indicazioni più superficiali vi diranno di concentrarvi al 100% sulla foto, scrivere una caption il più sintetica possibile (al grido di “le persone non leggono”) e sovraccaricare il post di hashtag.
Non funziona così. O meglio: lo fa solo in parte.
Una volta che avete modificato alla perfezione la vostra foto migliore, sarà la caption a darle davvero voce, raccontando il vostro brand. Questo circolo virtuoso coinvolge tutti gli elementi del post.
I passaggi cruciali?
Postilla: le emoji sono ormai un elemento integrante del linguaggio di Instagram e, che piacciano o meno, andrebbero usate. Con moderazione, senza svilire il messaggio, e comunque con il giusto significato all’interno della frase nella quale si inseriscono.
Come anticipavamo poco sopra, non esiste la formula magica per creare il post perfetto, ma esistono domande da porsi mentre si progetta un post, e buone norme da seguire per realizzarlo al meglio.
Lo schema AIDA, ad esempio, è senz’altro un ottimo schema da seguire per la stesura di un post, pubblicitario e non. AIDA è un acronimo che sta per:
Awareness(Attenzione),
Interest (Interesse),
Desire (Desiderio)
Action (Azione).
Nel concreto, prima attirate l’attenzione, magari con una frase ad effetto.
Poi mantenete alto l’interesse fornendo informazioni e argomentazioni valide (che supportino razionalmente l’emozione che avete creato nella fase di Attenzione). A questo punto, chi legge ha già deciso di ascoltarvi: prima avete saputo farvi conoscere e notare, poi avete lavorato sulla vostra credibilità.
Adesso l’interesse dell’utente è molto più concreto e intenzionale, e possiamo stimolarne il desiderio aggiungendo ulteriori dettagli interessanti (una sorta di piacevole colpo di grazia).
Ed ecco che siamo alla A di Azione: chiudete il post invitando l’utente a compiere un’azione. Questa azione può essere: visitare una pagina del vostro sito web, una scheda prodotto, oppure leggere un articolo del blog (e via dicendo).
Si può applicare lo schema AIDA anche nelle poche righe di un post social? Assolutamente sì. Puoi sintetizzare tutti i passaggi in un unico post, oppure puoi dedicare un post a ciascuna fase (attenzione – interesse – desiderio – azione), creando una catena di post collegati tra loro. Esercitate la creatività e le vostre capacità di sintesi!
Se volete approfondire, qui trovate un bellissimo articolo di Hubspot sul Modello Aida.
Pin: significa puntina ed è il post di Pinterest, il social che funziona come un “catalogo delle idee” (questa la definizione del CEO di Pinterest, Inc.)
Meme: uno dei concetti del web più complessi da spiegare. In parole semplici, si tratta della rappresentazione visuale di un’idea – spesso goliardica – che si propaga attraverso il web.
Pain point: nel copywriting – soprattutto nella sua declinazione persuasiva – e nel marketing, i pain point sono gli specifici problemi che i potenziali clienti della vostra attività possono incontrare.
Reader persona: è la rappresentazione del lettore ideale a cui ci si rivolge. Il “lettore di riferimento” non solo ci aiuta a decidere lo stile della scrittura con la quale realizzare i nostri post, ma guida anche la scelta dei contenuti da proporre.
Abbiamo preparato una checklist per scrivere post efficaci su Facebook e altri social
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