Aggiornato il: 30 Aprile 2024
Pubblicato il: 12 Marzo 2020
È il 2020, e le tematiche relative alla SEO cominciano ad interessare chiunque abbia un sito web.
Google ormai è molto più che un semplice motore di ricerca. È a tutti gli effetti un gigante in grado di influenzare le nostre vite, deviare ingenti investimenti, guidare l’innovazione tecnologica.
Google è una realtà assodata anche nel linguaggio e nell’immaginario comune. Percorre la strada del presente e del futuro a una velocità che fa girare la testa.
Alla base dell’universo Google (che comprende Google Maps, Gpay, le schede MyBusiness, il sistema di PPC Ads e via dicendo) c’è sempre lui: il motore di ricerca.
Imparare la SEO oggi è un vero e proprio investimento, perché ognuna delle vostre pagine online nasce con la voglia di comparire ai primi posti dei risultati di ricerca di Google, superando la concorrenza dell’enorme, vertiginosa massa di contenuti che saturano il web.
Come?
Cominciamo con una breve, brevissima definizione.
La SEO, come dice l’acronimo inglese Search Engine Optimization, è l’ottimizzazione per il motore di ricerca.
Usiamo il singolare perché diamo per scontato che siate qui perché volete posizionarvi su Google, che però non è l’unico motore di ricerca esistente.
Stiamo parlando di tutte quelle tecniche e quegli accorgimenti necessari affinché un contenuto online possa comparire nel motore di ricerca in risposta a una query (una ricerca) fatta dall’utente.
Senza andare troppo nello specifico, la SEO si divide in:
Alla base ci sono loro: le keyword, le parole chiave. Croce, delizia e ossessione di ogni analista SEO.
E dei suoi clienti.
Lavorare con la SEO significa usare strumenti e affidarsi a metriche per agire sull’ottimizzazione di siti, pagine e contenuti su base scientifica.
Si tratta di un mestiere piuttosto complesso. Le sue componenti? Un terzo informatica, un terzo statistica, un terzo detective. Con una spruzzatina di psicologia a completare il tutto.
La lista qui sarebbe molto lunga.
Soprattutto nel momento in cui ci si avvicina alla SEO – anche solo come semplice blogger che dai suoi articoli vuole ottenere qualcosa in più – è facile lasciarsi ipnotizzare dai dati, innamorarsi di certe parole chiave, convincersi che quella metodologia sia l’unica che funzioni.
Una breve lista di cose da evitare (che spiegheremo nei prossimi paragrafi):
Come sempre quando si parla di strumenti di comunicazione, è prioritario conoscere il proprio pubblico. Come pensa, che informazioni cerca, come le cerca: sono domande che dobbiamo farci per arrivare a una lista di parole chiave che funzioni davvero.
Molte strategie amatoriali non prendono il volo perché alla base del lavoro di ricerca c’è l’emotività e il pregiudizio.
Credere che certe parole chiave funzionino perché le cerchiamo noi è un errore imperdonabile.
Scoprirlo – magari troppo tardi, quando affidiamo la SEO del nostro sito a una agenzia professionale – avrà il poco piacevole effetto di una doccia fredda.
L’altro consiglio che vi diamo è quello di organizzare fin da subito il vostro lavoro SEO. Raccogliendo ad esempio le parole chiave in ordinati fogli di calcolo, tenendo traccia dei risultati e delle eventuali modifiche strategiche.
Solo una buona organizzazione del flusso di lavoro vi permetterà di
La filiera dell’ottimizzazione SEO è in realtà molto semplice.
Prima di fare i salti mortali per ridurre le dimensioni delle immagini, in modo che in fase di caricamento le pagine guadagnino 3 millisecondi, pensate a strutturare una buona connessione tra le pagine (la cosiddetta link building interna).
(Sì, i tempi di caricamento della pagina sono un elemento molto importante della SEO tecnica).
Potremmo fare mille esempi di questo tipo.
C’è comunque una regola che va sempre tenuta in mente, e che vi eviterà di cadere in situazioni, dal punto di vista della SEO, spiacevoli. È questa: il contenuto è quello che conta, soprattutto in relazione al pubblico.
Quindi, puntate a scrivere contenuti che siano
Ne abbiamo parlato approfonditamente nei nostri articoli come si diventa blogger professionisti e come formattare un articolo.
Per l’ultimo punto, un piccolo approfondimento.
È possibile inserire automaticamente un indice testuale all’inizio dell’articolo. Ci pensa in genere un plugin, che prende gli header – i titoli dei paragrafi – e li organizza in scaletta.
E’ uno strumento utilissimo, perché il lettore ha modo di andare nel tempo di un clic alla sezione dell’articolo che gli interessa, senza farsi spaventare da un’introduzione troppo lunga o da un primo paragrafo di cui non sa che farsene. Entrambe queste situazioni potrebbero tradursi in un rimbalzo dalla pagina, negativo agli occhi della SEO.
In più, l’indice iniziale contribuisce alla link building interna.
Un’alternativa – o un rinforzo? Scrivere gli articoli con la tecnica della piramide inversa, nella quale la risposta alla domanda del lettore viene data subito, e solo poi si spiega o approfondisce.
Basta qualche ora nel mondo della SEO perché Google Analytics diventi il vostro confidente.
Esistono numerosi altri software per l’analisi e il monitoraggio SEO, ma si tratta in genere di servizi a pagamento (anche piuttosto costosi). L’accoppiata Analytics + Search Console permette di iniziare da subito e gratuitamente a capirci qualcosa.
Vi mettiamo però in guardia: non dovete assolutamente passare le vostre giornate a navigare nella dashboard di Google Analytics e tra i report di Search Console. Quando lo si fa, in genere si impallidisce, ci si fa pensosi, ci si dispera.
Il professionista invece sceglie alcune metriche di valore, le lega a degli obiettivi, e monitora quelle.
Sono le KPI – Key Performance Index. Il vostro lavoro di analisti SEO consiste soprattutto nell’analizzare la loro evoluzione nel tempo, e nel prendere provvedimenti affinché si possano raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Anche se può non essere da subito, a ogni variazione del posizionamento corrisponde un’azione. Individuate il problema – se di problema si tratta – e ponetevi rimedio.
Avete avuto la fortuna di partire da zero con un progetto SEO: il sito non esisteva ancora, e avete potuto trasmettere allo sviluppatore WordPress una struttura basata sulle parole chiave che avete ricercato. Avete poi insistito perché il sito fosse leggero, veloce, e utilizzasse tutti gli stratagemmi per non gravare sulla SEO.
Avete organizzato un team affiatato per la redazione, l’ottimizzazione e la pubblicazione di articoli secondo un piano editoriale stringente.
Finito qui?
No.
Ripetete con noi: la SEO non lavora da sola.
È infatti un errore delegare alla Search Engine Optimization l’intera riuscita della vostra visibilità online.
Come sempre, la comunicazione e il marketing digitale si basano su strategie nelle quali non esistono strumenti isolati e autosufficienti. Al contrario: ogni tassello della strategia comunica con gli altri, e solo così possono arrivare i risultati.
Finalmente possiamo rispondere alla domanda che abbiamo posto nel titolo. Per imparare a lavorare con la SEO serve prima di tutto fare un investimento in termini di tempo – sia a medio e lungo termine – perché si tratta di un’attività che ne richiederà molto.
È necessaria poi la dotazione minima di software (anche nelle loro versioni gratuite): quelli per la ricerca delle parole chiave, alcuni plugin che vi agevoleranno il lavoro, e l’abbinata Google Analytics e Google Search Console.
Infine, serve la voglia di imparare come applicare i principi della Search Engine Optimization ai vostri contenuti.
Perché imparare le tecniche della SEO è un lavoro lungo, che richiede dedizione, sapersi muovere tra libri, articoli, tutorial e podcast alle volte contraddittori (ogni esperto di SEO in fondo tira acqua al mulino della sua tecnica prediletta), e imparare a schivare le soluzioni rapide ed efficaci, le tecniche infallibili, i trucchi che promettono risultati già dopo 30 minuti.
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Seguendo il corso SEO BFENTERPRISE sarete in grado di apprendere le basi per un’analisi SEO efficace, le principali tecniche di ottimizzazione, e qualche trucco del mestiere – di quelli che funzionano!
Contenuto cornerstone: significa “pietra angolare” (un termine introdotto dal plugin Yoast) ed è il contenuto informativo più completo, dettagliato e approfondito del sito – quello che sta alla base della strategia di content marketing.
Plugin: elementi di software che si installano (in questo caso) nel CMS per aggiungere funzionalità specifiche o potenziare quelle esistenti.
Link building: la costruzione di una rete di link che da altri siti puntano al nostro, in modo da aumentare il traffico in entrata. È una specializzazione – anche a livello professionale – della SEO.
Link building interna: la gestione dei link interni ad un sito, finalizzata a migliorare sia la fruibilità dei contenuti che il posizionamento SEO del sito.
Google Search Console: app che consente di monitorare e gestire la posizione di un sito nella pagina dei risultati di ricerca di Google, nonché di individuare e risolvere errori.
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