Aggiornato il: 30 Aprile 2024
Pubblicato il: 27 Febbraio 2020
“Bloggare” è la parola sulla bocca di tutti.
Dai primi diari online, di acqua sotto ai ponti ne è passata, e anche molta.
Oggi un sito aziendale non è completo se non prevede un blog. Alcuni blog sono diventati delle vere potenze online, punti di riferimento quotidiano per il pubblico di nicchie più o meno ampie.
Con il blog si fa affiliazione, e si monetizza (in realtà con il blog si può guadagnare anche senza affiliazioni).
Come la SEO, anche il blogging si è evoluto, e continua a farlo. Anzi: la crescita di questi due ambiti va a braccetto.
Quello che è evidente è che “fare il blogger” nel 2020 è molto più che un hobby. Applicando tecniche, strumenti e strategie si può diventare blogger professionisti e trasformare in una professione la passione per le ricette, il modellismo o i consigli di viaggio.
Le prime avvisaglie dei blog si vedono nel 1994, quando Justin Hall tiene la sua pagina personale su Links.net.
Il primo termine che li definisce è del 1997: weblog. La sua etimologia? E’ una contrazione di web+log, che sembra essere nata dall’atto di “loggarsi” al web. Ma è un programmatore – Peter Merhol – a contrarre weblog in blog.
E’ il 1999. Cinque anni dopo il dizionario inglese Merriam-Webster la dichiara parola dell’anno.
Fino al 2004 il concetto e la diffusione del blog è in fase di lenta crescita.
Da qui, è un’impennata.
Arrrivano i microblog e i tumblogs. In molti offrono piattaforme di blogging facili da usare, alla portata di tutti.
Arriva Medium (la piattaforma di blogging diffusa soprattutto nel mondo anglosassone) e poi WordPress, ed è la rivoluzione.
Perché è un lavoro richiestissimo.
Il modo più veloce per giustificare questa risposta è la parola Google.
Il blog è lo strumento più utile per indicizzare un sito web. Con esso avete la possibilità di inserire nuovi contenuti su base regolare, ottimizzandoli per la SEO on-page direttamente dal CMS che usate per l’inserimento. E Google ha un occhio di riguardo per questo tipo di pubblicazioni.
Lo snodo della questione allora diventa questo: c’è fame di contenuti, e questi contenuti vanno ideati e scritti.
Perché in azienda non c’è una risorsa da dedicare alla loro produzione. Perché in sede nessuno sa cosa sia la SEO. O semplicemente perché non c’è tempo per organizzare la filiera che porta dall’idea all’articolo (il blogpost) ottimizzato e pubblicato. Ecco che si aprono infinite possibilità di collaborare con le aziende.
E oltre a chi presta il proprio servizio ad aziende, portali e riviste online, c’è chi lavora al proprio progetto incentrato sul blog. E chi riesce a guadagnare facendolo.
Che poi ora la concorrenza sia agguerrita praticamente per ogni nicchia, è un altro discorso.
Una cosa vi deve essere chiara fin da subito. Si può essere bravissimi a scrivere, ma senza gli strumenti giusti non si farà mai il salto di qualità, quello da blogger amatoriale a blogger professionista.
Data la concorrenza di cui sopra, il discrimine tra queste due figure è la capacità di
Buona scrittura, corretta formattazione e ottimizzazione SEO sono imprescindibili.
Rispettando i punti che abbiamo elencato, il blogger virtuoso potrà proporsi alle aziende per delle collaborazioni, oppure aprire e gestire un blog di successo. Incidentalmente queste sono anche le fasi operative della gestione di un blog.
Per riuscire a farlo servono tre strumenti fondamentali:
Il piano editoriale è uno degli strumenti chiave di un blogger professionista. O di chiunque in genere lavori con i contenuti.
Il piano editoriale massimizza l’effetto del vostro lavoro di pubblicazione di contenuti online, e nel contempo ve lo semplifica e velocizza.
E’ la guida che vi aiuta a definire cosa e come pubblicare (il “quando” lo vediamo fra un attimo).
Si parte dalla definizione degli obiettivi – perché pubblicare? – e si costruisce una tabella con i temi che verranno trattati dalla vostra scrittura.
In pratica, il piano editoriale traduce la vostra content strategy in una lista ragionata di cose da fare.
Si passa attraverso fasi successive:
Dovrà inoltre essere lasciato dello spazio di manovra per tutto quello che è instant, come il commento di news importanti per il titolare del blog.
Ovviamente avrete bisogno di un piano editoriale per ogni canale sul quale pubblicate contenuti. Il piano editoriale del blog, infatti, è diverso da quello di ogni piattaforma social sul quale avete un profilo.
Perché? Semplice: perché cambiano potenzialità e strategie, e spesso anche gli obiettivi assegnati alla comunicazione sulle diverse piattaforme sono diversi.
Ad esempio, potreste usare Instagram per fare brand awareness, e il blog per fidelizzare i vostri seguaci con approfondimenti e contenuti dedicati.
Quando avrete determinato il tema degli articoli, sarà il momento di realizzare un brief per ciascuno di essi.
Il brief è un documento sintetico che riporta gli obiettivi che si vogliono raggiungere con quell’articolo, più tutte le informazioni per redigerlo in modo coerente a questo.
Detta in parole chiare: se lo rispetti, ti impedisce di andare fuori tema con il tuo articolo.
Una bella sicurezza.
Un brief contiene in genere almeno queste informazioni:
Una volta che vi sarete dedicati alla scrittura, e i vostri articoli saranno stati revisionati, corredati da immagini e inseriti nel WordPress, si tratterà solamente di premere il pulsante “pubblica”.
Ma quand’è il momento migliore per farlo?
Sarà il calendario editoriale a dirvelo.
Il calendario editoriale è uno strumento che agevola la pubblicazione dei post. I suoi compiti sono principalmente due:
I vantaggi di avere un calendario editoriale ragionato e aggiornato sono innumerevoli (in un precedente articolo abbiamo parlato di quelli relativi al calendario editoriale social).
Il nostro consiglio è quello di munirsi sempre di questo strumento, indipendentemente dalla realtà nella quale vi trovate. Il calendario infatti è utile a
Blogger e personal brand
Sono molte le operazioni da fare per gestire un blog con profitto. Per svolgere il lavoro al meglio, che il blog sia vostro o di un cliente, sono richieste abilità pratiche e capacità organizzative non indifferenti.
Avete mai pensato ad un corso di blogging, che vi dia tutti gli strumenti per diventare blogger professionisti?
Monetizzare: ottenere un guadagno da uno strumento o da una strategia. Ad esempio, in questo caso, indirizzare chi legge l’articolo a cliccare un link in affiliazione, attraverso il quale riceveremo un compenso.
Affiliazione: promuovere un prodotto o un servizio di terzi (in genere parlandone nei contenuti del blog e indirizzando il lettore, tramite link e banner, alla pagina del venditore), e ricevere una commissione ogni volta che una vendita viene conclusa.
Microblog e Tumblog: sono piattaforme per gestire mini-siti personali nei quali pubblicare un misto di contenuti testuali, visuali e social. Tumblr è stato quello di maggior successo (esiste ancora, anche se è in declino).
SEO on-page: l’insieme di operazioni che ottimizzano un contenuto per il posizionamento nei motori di ricerca. Prende in considerazione cinque categorie di fattori: contenuto, engagement dell’utente, struttura tecnica, link interni, responsive (per la fruizione da mobile).
CMS: il content management system è un’applicazione che permette di inserire, gestire, modificare e ottimizzare i contenuti di un sito web.
Brand awareness: è il grado di conoscenza di un brand da parte del pubblico.
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