Pane al Pane è la rubrica che ospita le nostre interviste, rivolte a professionisti che eccellono nel campo della comunicazione, oltre che in quello umano. Con questi contenuti freschi e veloci vogliamo farvi entrare nelle profondità del nostro mestiere, convinti che più si scava, più si torna in superficie con un tesoro di conoscenze da spendere. Oggi la parola va a: Lino Vecchiato, fotografo professionista con cui collaboriamo attivamente da qualche anno.
Oggi con il digitale ci siamo liberati di un patema sempre in agguato: “lo sviluppo”.
Fino a poco più di 20 anni fa, non potevi stare tranquillo fino a che non avevi in mano le diapositive sviluppate, perché poteva succedere qualsiasi cosa: il malfunzionamento della macchina, un dettaglio che era sfuggito, un flash che non era partito, e infine gli incidenti durante il processo di sviluppo. Basti pensare che la garanzia del laboratorio per perdita o danno era limitata al costo della pellicola vergine.
Il digitale ci ha liberato di tutto questo. Però allo stesso tempo ha reso meno magico e pensato il nostro lavoro, affollando computer e device di migliaia di immagini e dando alla luce un nuovo tipo di professionista: il “fotografo mitraglia”.
Ieri come oggi, la fotografia gioca un ruolo determinante nella comunicazione aziendale. È ormai celeberrima la frase “un’immagine vale più di mille parole”.
Ci sono fotografie che ti attirano come una calamita. Una fotografia ben fatta sintetizza la comunicazione dell’azienda, fa vivere un prodotto e lo rende desiderabile.
Come gli esseri umani, anche le agenzie di comunicazione sono di tanti tipi. Dipende a che livello operano, quali sono le loro esperienze, i loro clienti e i loro progetti.
Le agenzie che sono state scottate da servizi fotografici di cattiva qualità che hanno compromesso il rapporto con il cliente, sanno dare il giusto peso alla voce “fotografia”.
Ci sono poi lavori nei quali l’elemento fotografico ha un valore indiscusso, come nel caso dei maxi cartelli vetrina di profumi e prodotti di bellezza.
In linea di massima, però, il valore attribuito alla fotografia è sceso per eccesso di offerta.
Ci sono aziende che considerano la fotografia un investimento, e con queste non ci sono problemi perché sono collaborative e non trattano sui preventivi, quindi ci si fa in quattro per fare un lavoro ineccepibile.
Poi ci sono aziende che vedono la fotografia solo come una spesa e se avessero il tempo farebbero tutto in casa, magari trascurando altre attività che sanno fare molto meglio. Con queste ultime il rapporto è più difficile.
Dopo il libro autobiografico che sta finalmente arrivando al traguardo, ho in cantiere il progetto per una mostra molto bella e intrigante con modelle di varie nazionalità, della quale per il momento non voglio rivelare nulla.
Professionalmente credo di avere ancora delle cose da dare e da dire.
Come dice Pupi Avati: “non bisogna smettere mai di sognare un “riscatto” del nostro essere unici e irripetibili”.
http://www.linovecchiato.it/fotografo-treviso/
Pubblicato il: 3 Luglio 2020
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